Gio 5 | 19:30 | Due giovani poeti a confronto | Danza macabra di Riccardo Innuccelli e Profumo di parole e ricordi di Giuliano Gostinfini.
I miei versi sono una pugnalata gelida nella notte che appassisce.
Profumo di parole e ricordi è esattamente ciò che il titolo suggerisce. Tra le sue pagine sono racchiusi i ricordi dello scrittore, dai più dolci ai più aspri e dolorosi. I momenti di riflessione che lo scrittore fissa e fa rivivere in queste pagine vengono dettate spesso dalle corde romantiche, ma altre volte anche dalla semplice osservazione attenta di ciò che sta intorno, dalla bellezza di un mondo che è alla portata di chiunque abbia la voglia e la pazienza di fermare la propria frenesia quotidiana per guardare un paesaggio, ascoltare gli uccelli che cantano di primo mattino e sorridere di “questo pazzo mondo”.
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🙂
Thriller noir sceneggiato in modo avvincente e sagace. Al limite tra il romanzo bipolare e
distopico, dove realtà, utopia, follia, coraggio, interagiscono e s’intrecciano insieme,
costruendo e distruggendo la storia e le storie, per rivelare particolari e un misterioso e
sconvolgente finale.
“Al limite tra il romanzo bipolare e distopico, dove realtà, utopia, follia, coraggio, interagiscono e s’intrecciano insieme, costruendo e distruggendo la storia e le storie, per rivelare particolari e un misterioso e sconvolgente finale” (dalla prefazione di Annamaria Pecoraro).
..sono un folle che scrive di sentimenti,
umore e vissuto, del bene e del male.
Sono un pazzo che su carta
sputa fuori, amore e rabbia…
Il Mostro è una silloge di poesie e aforismi, nata dopo l’ennesima morte in fabbrica di un collega e la morte per tumore della moglie giovanissima di un caro collega e amico, nasce e cresce affinché il caso Taranto, i suoi morti, i suoi malati, gli operai che sono al fianco della città vengano ascoltati, conosciuti, capiti.
Il mostro è un grido di rabbia ma è anche speranza, è follia ma anche lucida ostinata voglia di cambiamento e giustizia.
la poesia può e deve essere strumento di lotta “pulita”
Il ritmo incalzante della storia non sembra evidente all’inizio del testo; il mistero è solo accennato dall’autrice che, partendo in sordina, descrive grandi linee, la vita delle protagoniste di questa avvincente avventura.
Giulia, Paola, Anna e Sara sono le quattro amiche che si trovano a fare i conti con un passato pesante e opprimente che incombe, in modi differenti, su ognuna di loro; la trama si sviluppa in un secondo tempo seguendo le direttive del giallo psicologico anche se la struttura del testo non ricalca i canoni letterari del genere. Forza del romanzo sta nell’abilità di Claudia Garau di non cedere mai al sentimentalismo anche se tutto, o molto, di questa storia nasce dalle emozioni, quelle presenti che vivono i protagonisti e quelle passate, fonti di profonda sofferenza.
Ed è proprio questa sofferenza che porterà alla pazzia l’uomo protagonista del romanzo, forte e volitivo tanto quanto massacrato dai ricordi di una vita passata non del tutto dimenticata, che si riversa su Giulia, la sua compagna e sul loro futuro.
La donna, perdutamente innamorata del suo uomo, viene descritta dall’autrice attraverso dialoghi intensi, decisivi che riflettono la forza dei suoi sentimenti; sarà lei ad accompagnare tutti verso l’epilogo della storia sorprendendo, proprio nelle ultime pagine, il lettore per il suo coraggio e determinazione.
La Rete ha un duplice significato, rimanda alle relazioni che intercorrono tra i protagonisti e al social più celebre e “frequentato” al mondo: Facebook.
E’ all’interno di questa “scatola” che il giallo si snoda tra pseudonimi e false identità; una ricerca porterà alla scoperta del mistero che, per anni, ha attanagliato le vite dei protagonisti.
Piermarco Parracciani parlerà della videoarte come nuova forma espressiva da poco salita alla ribalta. Con l’occasione presenterà i saggi “Avanguardie degli anni 20 nel cinem e nell’arte” e “Schegge di videoarte”.
Dal dialogo di Erodiade con la sua schiava e dal monologo/contrappasso della testa mozzata di Giovanni Battista che si rivolge ad Erode, riaffiora dalla dotta penna di Letizia Leone, nei due atti teatrali in versi di Rose e detriti, uno degli archetipi della sessualità, il binomio ‘anima’ e ‘animus’, eros e logos, e le corrente psichiche dell’Io che collassano nell’angoscia quando l’eros sperimenta il rifiuto. In una successione di scene tra carnefici e vittime la poeta dà voce al tentativo di risolvere il conflitto tra coscienza femminile (eros), resa oscura e poco controllabile della sofferenza (tanathos), sublimando questa nell’affermazione del potere esercitato sulla vita, e quindi morte, altrui.
Interpretano brani Giacomo Caruso e Gloria Imparato. Ne parla con l’autrice Francesco De Girolamo.
un luogo dove puoi mangiare cibi sani e gustosi (con tante opzioni vegan/raw) e leggere (o comprare ^_*) i libri che trovi, sorseggiando una birra, un calice di vino o una bevanda analcolica!
Orario
da mar a gio: 15,30 – 21,00 ven e sab: 15,30 – 21,00 dom: 18,00 – 21,00
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